Età Moderna

Periodo: 1400 - 1900

FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA

L'età moderna è un periodo storico che va dal 1400 al 1900. Durante questo periodo, la filosofia si è evoluta in molte direzioni diverse, con filosofi che hanno sviluppato nuove teorie e idee. Alcuni dei filosofi più importanti di questo periodo includono Cartesio, Spinoza, Kant e Hegel. Questi filosofi hanno contribuito in modo significativo alla filosofia moderna e hanno influenzato molti aspetti della cultura occidentale. Durante l'età moderna, la filosofia è diventata sempre più importante e ha influenzato molte altre discipline, tra cui la scienza, la politica e l'arte. Per una comprensione più approfondita di questo periodo, bisogna però considerare il contesto storico e culturale iniziale, ovvero l'Umanesimo e il Rinascimento.
Con il termine filosofie umanistico-rinascimentali, infatti, si fa riferimento a due categorie storiografiche, autodefinitesi tali per distinguersi dalle filosofie medievali. Si considerano differenti per il tentativo di recuperare i testi dell'antichità classica nella loro originalità (nel Medioevo erano stati riletti in chiave religiosa). In questo senso, la differenza appare chiara già nel nome dei periodi:

  • Umanesimo (1400): rinvia a "umanae litterae", le lettere classiche che rappresentano un uomo libero e laico (ovvero che agisce come se dio non esistesse, per cui la sua fede non condiziona il suo comportamento). I testi classici diventano nuovi modelli di riflessione e comportamento e l'uomo non è più solo una creatura divina, ma è autonomo e 'faber ipsius fortunae' (ovvero artefice del proprio destino).
  • Rinascimento (1500): riguarda lo sviluppo delle arti e delle tecniche favorito dall'approccio umanistico. È interessante notare come uno studio di P. Burke, uno dei più importanti studiosi del Rianscimento, abbia dimostrato che tale momento rivoluzionario sia stato realizzato da un migliaio di individui (molto pochi), di cui una parte si dedica agli studi umanistici (coloro che provengono da famiglie aristocratiche), mentre un'altra parte, costituita da coloro che appartanengono alla 'proto-borghesia', si dedica alla produzione artistica e tecnica.
A partire da questi atteggiamenti si sono distinti, nonostante ci siano tesi sulla discontinuità e contiuità tra Umanesimo e Rinascimento. Le maggiori sono quelle di tre studiosi:
  • J. Burckhardt: uno dei più grandi studiosi del Rinascimento italiano. Nell'800 riflette su questo sentire degli intellettuali del tempo e suggerisce che sia determinato da una frattura formatasi tra il 1400-1500 ed i secoli immediati che li precedono, per il diverso approccio alla realtà.
  • K. Burdach: sostiene che, nonostante le epoche siano culturalmente diverse, ci sia tuttavia una continuità politica che rende possibile tale diversità. Infatti, dall'idea di impero si passa a diverse sperimentazioni politiche, come comuni, stati nazionali, ... che discendono dalle lotte di investitura.
  • E. Garin: storico vissuto nel 900, sostiene che tra Umanesimo, Rinascimento e Medioevo ci sia originalità nella continuità, in cui l'aspetto culturale rappresenta l'originalità, mentre quello politico rappresenta la continuità.
Proprio nell'800 nasce questa attenzione per Rinascimento ed Umanesimo, in quanto vengono riscoperti i testi classici. Vede inoltre protagonisti storici e filosofi tedeschi, in quanto aventi una storia culturale debole, aspetto che li spinge a fornire un supporto culturale all'unificazione politica.
Tra le correnti filosofiche dell'età moderna, si considerano Neoaristotelismo e Neoplatonismo rinascimentali, Naturalismo rinascimentale e Filosofie politiche.